16 gennaio 2007

13 agosto 2006 - 80° compleanno di Fidel - Trinidad - Sancti Spiritus - Camagüey


Lo sanno tutti: Fidel sta male (e oggi, mentre infilo queste note sul web, sta pure peggio, almeno secondo “El Pais”). Dunque, i previsti festeggiamenti per il suo 80° compleanno sono saltati. Rimandati, a dire il vero, al 2 dicembre, giorno in cui a Cuba si commemora il 50esimo anniversario dell'approdo del Granma e dello sbarco del suo carico di rivoluzionari nella provincia orientale dell’isola. Ora sappiamo che Castro non festeggerà il suo genetliaco neppure in quella seconda occasione.
Riguardo al comandante, confesso che mi aspettavo ben altro; forse è colpa mia. O forse sono solo distratta. Però ero convinta che a Cuba fosse peggio, che il culto della personalità di Fidel fosse simile a quello di Ceausescu in Romania. Credevo che, come accade in Marocco e Thailandia, per esempio, con i ritratti dei rispettivi reali, il viso di Fidel fosse replicato ovunque, negli uffici pubblici come nei ristoranti, negli hotel come nei cortili degli edifici privati. Invece no.
Senza esagerare in senso inverso, naturalmente: in un’isola in cui non c’è pubblicità nelle strade, tutti i cartelloni, i manifesti e similia inneggiano alla rivoluzione e/o al lider maximo. E, tanto per dire, lungo il bellissimo percorso che si snoda da Trinidad a Sancti Spiritus, spiccano le scritte preparate per il compleanno, come un “Viva Fidel Castro” composto di pietre bianche sul ciglio della strada. Per il genetliaco del comandante, tra l’altro, è arrivato anche Hugo Chavez, accolto all’aeroporto da Raul. Sentiamo la cronaca della sua visita alla radio. Dicono, per esempio, che Chavez ha appena annunciato che si ripresenterà alle elezioni presidenziali venezuelane a dicembre (fatto. E le ha vinte). E, più tardi, ci ribecchiamo l’incontro Fidel-Hugo alla televisione e assistiamo così alla consegna dei regali e alla più volte menzionata “frugal merenda” che i due capi di Stato avrebbero diviso.


Sancti Spiritus: un viaggio nel tempo


Non c’è niente di speciale, d’accordo, ma l’atmosfera è rilassata, le case colorate, il fiume tranquillo. Non penso sia un posto dove valga la pena passare una notte, ma la pausa pranzo alla Quinta Santa Elena, in riva al fiume e vicinissima al Puente Yayabo, è una sosta piacevolissima. Alla Quinta, nel giardino, sotto gli alberi, si sta d’incanto e, caso rarissimo a Cuba al di fuori delle casas particulares, si mangia pure bene. Per giunta a un certo momento arriva un adorabile vecchietto con una macchina fotografica del 1910 e ci dà una dimostrazione di come funzioni una Polaroid per viaggiare nel tempo: “Esta foto fue hecha en Sancti Spiritus, Cuba, el 13 de agosto 2006. Firma”. Non fosse per gli abiti, Pinocchietto e io potremmo essere i nostri nonni: la foto è seppia, con i bordi zigrinati e una squisita aria d’antan.
Si riparte. E si continua a perlustrare Cuba dai finestrini dell’auto. Tra Ciego de Avila e Camagüey su un grande cartello-propaganda leggo “No hay bloquéo para las ideas”, che, in fondo, mi sembra uno slogan mica male. Quando abbiamo quasi raggiunto la nostra ultima tappa della giornata, Camagüey appunto, compaiono lungo il nostro cammino magnifici alberi a ombrello. Peccato non avere autostoppisti a bordo, mi sarebbe tanto piaciuto sapere il loro nome.

1 commento:

thomas ha detto...

Finalmente, risentiamo la tua voce cubana.
Sono d'accordo: “No hay bloquéo para las ideas” è fantastico.

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