09 settembre 2006

9 agosto 2006 - L’Avana-Neapolis


L’Avana sembra Napoli. Una Napoli pre-bassoliniana, magari. Con i palazzi cadenti della Habana Vieja a far pendant a quelli dei Quartieri spagnoli. La stessa biancheria stesa ai balconi, le stesse facce, o quasi, a sorridere dietro le finestre, lo stesso grigio topo a ricoprire della patina del tempo ogni pietra, ogni inferriata, ogni infisso. La somiglianza è più evidente se si riesce a vedere L’Avana in bianco e nero, cancellando la pletora di colori pastello che dilaga come una muffa su quanto è già stato restaurato.
Tra dieci anni, probabilmente, tutto questo non ci sarà più: la Habana Vieja si sarà trasformata in una cartolina, con facciate verde acqua, giallo sole o rosa confetto e la consueta sfilata di ristorantini, gallerie d’arte, baretti, alberghi, boutique, ri-gallerie, ri-ristorantini, ri-baretti, ri-boutique e ri-alberghi. Bella senz’anima com’è, ora, il Pelourinho a Bahia. Per il momento è in fase di transizione, bellissima e bruttissima insieme. Ancora non operata, dunque ancora viva.
Secondo la Lonely Planet, del resto, la Habana Vieja è la città coloniale “più bella d’America”. Perciò probabilmente del mondo, penso io.


(nella foto: l'ultimo palazzo non restaurato della plaza Vieja all'Avana)

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